Luglio 2010: “Portegrandi Venezia – Zante”
Come ogni estate, Velare salpa con Piccola Bella e trasferisce barca e barcaioli a Zacinto, paradisiaca isola greca del Mar Ionio, dove trascorre l’estate in simpatiche veleggiate; per quest’anno vi erano svariate richieste di imbarco per la tratta Portegrandi-Grecia, forse per la voglia di vela d’altura o per il perfezionamento di tecniche ed esperienze nautiche, che nei trasferimenti è notevole, ma anche e sicuramente per la simpatia del gruppo Velare, consolidata da anni di attività. L’equipaggio è formato da cinque abili maschioni…ecco i Piccoli Belli! Il comandante si preoccupa di sistemare il guscio di noce di mogano e teck, con manutenzione e preparazione ad ogni inconveniente possibile, in barca a vela si sa che si deve aver tutto di ricambio e si romperà sicuramente qualcosa, che non si era previsto! Primo iniziale problema, spostare più possibile i pesi a prua, visto che l’equipaggio è di stazza notevole! Risolto alla meglio con l’inserire in avanti le varie ancore, la zattera, riempire i gavoni di bottiglie d’acqua, infilare avanti tutta la libreria e l’oggettistica pesante.Al mattino appuntamento per l’imbarco con saluti e presentazioni, non tutti si conoscono già tra loro, li accomuna l’appartenenza al circolo Velare; spesa e stivaggio di bagagli e della cambusa…che impresa, organizzare in uno spazio ristretto la comodità e la comunione di cinque persone! Il nostro programma prevede una prima parte impegnativa, veleggiata senza soste di cinque giorni, alternandoci ai turni anche di notte, per raggiungere velocemente Otranto, dove sostare per rifornimenti e poi procedere per la seconda parte del trasferimento, più tranquilla e con tante fermate tra le isolette greche ioniche. Come gli antichi mercanti veneziani, seguiamo le correnti stabili del mar Adriatico, discendendo lungo la costa italiana, perché anche mezzo nodo di velocità a favore ci può aiutare, visto che la nostra Piccola Bella naviga con una lenta media di 4 nodi e mezzo( 9 km/h). Partenza dalla nostra materna darsena Marina di Portegrandi(Venezia), alle ore 15.00 di un torrido giovedì 15 luglio 2010, con saluto e abbracci ai nostri angeli custodi del Marina e del Cantiere G.Crosera, che ci seguono per le assistenze anche via telefonica, perfino un appuntamento dopo due ore per un ciao urlato da Punta Sabbioni da mamma Maria Teresa, in attesa di vedere il suo figliolo neo-patentato timonare sicuro in uscita dalla laguna. L’emozione di uscire da Venezia a vela, attraversare l’Adriatico e approdare lontano, tra luoghi i cui nomi evocano storie epiche e leggendarie, ci carica e ci rende ebbri di gioia, ma allo stesso tempo ci spaventa, perché l’affrontare giorni in mare aperto, l’essere in procinto di convivere in uno spazio così ristretto come una barca a vela, con estranei e l’eventualità di aver condizioni meteo variabili, ci fa naturalmente sorgere qualche titubanza, poi da subito ci si ambienta e ci si riconosce, per fortuna, come persone civili, educate e tolleranti, ma soprattutto simpatiche, perché la vela è bella in solitario, ma in compagnia diventa una allegra esperienza di vita! Non potrebbe esser altrimenti! Ok, allora sarà un buon trasferimento!Le previsioni non sono negative, questo è già abbastanza, ma non sono nemmeno così positive come speravamo, infatti la navigazione si alterna a veleggiate e smotorate , riusciamo però a goderci delle ore senza motore, a sei nodi! ecco quello che ci fa amare la vela: sole, mare, vento e noi…ci basta. (In una barca a vela serve poco per vivere bene, una volta lasciati gli ormeggi e salpati, serve ancora meno). La Natura ti avvolge e ti riempie e ti sazia, che bello sarebbe riuscire a far provare queste emozioni a tutti! Questo è la base della filosofia Velare. Proviamo ad issare la vela nuova, un gennaker che è arrivato colore nero che ha come decorazione un cervo, logo di un noto distillato, ma la tela è poca e subito declassiamo il cervo a piccolo cerbiatto Bambi! Visto che la Piccola Bella è uno sloop Gib’sea 36 del 1984 deriva mobile, tra le varie attrezzature bisognose di continua manutenzione, ci sono anche delle finezze d’altri tempi, che la rendono accogliente e confortevole, come il legno interno, le cuscinerie blu e la robustezza, ma anche degli accorgimenti incredibili, come la manovella per l’accensione del motore …a mano! È infatti nella prova a manovella, che il nostro capitano ci stava per perdere un occhio, se la cava con un piccolo sfregio sullo zigomo, che fa tanto “effetto pirata”!All’altezza di Vieste ci accordiamo per una breve sosta di rifornimento carburante e acqua, che in realtà è una pausetta dalle fatiche delle notturne, un caffè e brioches, riscontriamo grande gentilezza e cortesia dal benzinaio, l’Ospitalità del Meridione, poi proseguiamo impavidi, rotta a sud. Costeggiamo vicini per sfruttare le brezze, funzionano! Scorgiamo sulla costa brindisina le luci dei fuochi d’artificio, che diversi visti dal mare! Allarghiamo dalla costa solo per evitare le rotte dei crocieroni e dei mercantili, diciamo che è come scegliere una strada panoramica ed evitare i camion della A4.Ci godiamo i delfini, ogni due giorni sbucano dalle onde per quello che sembra sempre un loro saluto dedicato a noi, con salti e capriole!Annusiamo l’aria, sentiamo un profumo di macchia mediterranea, vediamo apparire all’orizzonte il profilo ocra delle mura di Otranto e bianco delle casette arroccate, uno dei più pittoreschi e caratteristici paesini del Salento. Ci riempie di gioia e ci pregustiamo una doccia calda e lunga! Velare, il fare vela, ti fa riscoprire il gusto delle piccola cose: l’acqua! una doccia! una notte fermi!Ci prendiam una sosta meritata, cena, passeggiata e svariate bibite in una cittadina che riunisce mille scorci e angoli belli e curati. Ci commuoviamo vedendo una barca a vela di 12 mt., blindata al pontile della finanza, con pronte tre autoambulanze e polizia, che aiutano l’equipaggio a scendere: una quarantina di clandestini, tra bimbi e adulti! Il terzo arrivo di questa settimana, ci dicono. Ci si stringe il cuore a pensare al perché si arrivi a tale disperazione, una barca a vela come la nostra, ma con fini miseri e crudeli …che fortuna abbiamo a non essere in un paese in guerra civile.Martedì 20 luglio, ore 10.30 lasciam Otranto e l’Italia, veleggiamo verso le terre greche. Un saluto ai delfini, che troviamo sempre nel canale d’Otranto, una sosta al largo per sguazzare in una piscina profonda…un chilometro d’acqua sotto di noi! facciamo il bagno al centro dell’Adriatico, giocando e nuotando in un blu profondo. Entriam in acque greche, vediamo le coste di Corfù e , dopo l’ennesima nottata, vediamo spuntare il profilo di Paxos!Costeggiamo a nord scendendo fino a raggiungere la cittadina principale, paesino di pescatori, porto naturale protetto da un doppio isolotto, incantevole! Troviamo facile ormeggio, anche perché l’orario è favorevole, al mattino c’è più posto. Scendiamo a terra e ancora zozzi e sudaticci e stropicciati dalla navigazione, curiosi di grecità, ci tuffiamo nelle poltroncine della taverna centrale, all’ombra e rinfrescati dall’arietta, da cui possiamo vedere sia il cuore del paesino che il mare e …ecco, sì! il primo sabbioso caffè greco, il primo ghiacciato frappè (un bicchierone con frullato di acqua o e un ripasso dei termini base in greco: kalimera, parakalò, aiàssu! Naturalmente tutto con estrema calma, in greco sigà, sigà (con calma, con calma). Si percepisce da subito un’atmosfera rilassata, la si assapora e la si acquisisce, sarà il clima caldo, sarà l’amenità dei luoghi, ma qui ci si vive bene, eh?! Ciondoliamo lungo i vicoli, tra souvenir e turisti, assaggiamo souvlaki-spiedini di carne, tzaziky-salsetta di yogurt e menta e birrette locali, ciabattiamo curiosando e scoprendo che ci piace questa gente. I greci son ospitali e bonaccioni, se chiedi di caricare le batterie di telefono e pc, ti ritrovi in cucina con loro a cercare di capire cosa dice la nonna o il figliolo! Come spose dedite allo shopping, ci regaliamo uno struscio lungo l’ormeggio per visionare il parco barche in esposizione lungo la riva, dai piccoli gommoncini per campeggio nautico, a vele da giro del mondo, fino a lussuosi panfili. Fine serata al lounge bar, qui fatto solo con umilissimi tavolini con panche, amache, cuscini e sedie all’aperto e vista mare, ma che che chiccheria, sigà sigà.Ultimissimo sorso , sempre fatto da bravi veneti, con tajadea di Bassano del Grappa in pozzetto della nostra Piccola Bella, gustandoci la nottata tra chiacchere e commenti sullo struscio di Paxos, perché l’ormeggio con una barca equivale ad avere un appartamento con i balconi sulla piazza centrale, arrivare navigando nelle città costiere è come entrare dalla loro porta principale: il Mare. Dopo una dormita talmente soda da farci russare in armonia come abili orchestrali, sveglia mattutina e partenza, non dopo aver litigato con un’ancora forestiera, calata sulla nostra linea di catena dall’abile vicino di barca. Energia alta e umore carico, seguiamo il profilo della costa paxiana, un susseguirsi di anse e golfi paradisiaci, cerchiamo con lo sguardo l’ultima residenza arroccata dell’isola, un castello di proprietà di Agnelli, per poi superare l’altra perla Antipaxos, ricca di archi naturali e paesaggi da cartolina, tracciamo rotta per la ventosa Lefkada, l’antica S. Maura. Galoppiamo a vela verso le mura delle vecchie fortificazioni, ma le ultime miglia le velocizziamo al massimo, per raggiungere in tempo l’apertura del ponte mobile e l’ingresso allo stretto, scandita da ferrei orari. Giungiamo in tempo e ci infiliamo nel canale, talmente ventoso che planiamo a 5 nodi al gran lasco solo con fiocco ridotto! Raggiungiamo un luogo ideale per i velisti, il mare interno a Lefkas, circondato e protetto da una cornice di pendii montuosi, con verdi isole, baie, insenature, raffiche di vento che corrono e si alternano, facendo giocare e bordeggiare come al lago di Garda, l’ideale per una scuola di vela! Superiamo Skorpio, l’isola di Onassis e proseguiamo verso Cefalonia, dedichiamo un brindisi al mitico Sherman, che in queste acque ha trovato ispirazione letterale e cercando un aggettivo adatto, ha coniato un neologismo: tutto ciò che piace è molto cefalonico ! Per gli italiani è anche un luogo tristemente famoso per una delle tragedie della seconda guerra mondiale, l’eccidio di tanti italici militari, raccontato nel film “Il mandolino del capitano Corelli”.Atterriamo a Fiskardo, in un angolo di spazio dove solo il nostro capitano può immaginare di entrare, infatti entriamo, un ormeggio da signori, nel centro del paese, sicuro e protetto, grande il Capatano! Si merita di venire nominato con questo accento con le a aperte, visto che è stato molto cefalonico! Passeggiata breve finalizzata alla scelta della taverna giusta, poi meritata cenetta in cui assaporare i gusti e piatti tipici, tastiamo carne, giusto per confermare che i greci isolani sono pastori e non pescatori, gustiamo importanti spiedini e arrosti e macinati in sfoglia, l’olio saporito e il vino resinato così diverso. Nella ricerca di agevolare la digestione, vista la mole notevole di cibo ingurgitato, passeggiamo lungo i vicoli del villaggio più curato e fiorito delle Ionie, potremmo definirlo la Portofino di Cefalonia, giustamente rinomata per vita mondana, cura, pulizia e ricercatezza. Ci trasciniamo alla Piccola Bella, dedicandoci al nostro cicalìo preferito: commenti nautici su tutto ciò che ci viene in mente sulle barche. Dopo la nottata rigenerante e la mattina oziosa, in cui abbiam capito che l’acqua nelle isole ha un notevole valore( una doccia calda € 5.00), salutati i nuovi conoscenti vicentini che il destino ci ha presentato ormeggiati affianco, salpiamo l’ancora e subito ci concediamo una veleggiata spettacolare in cui giochiamo col vento, da manuale, ci regaliamo un bagno in baietta da sogno, sniffiamo un profumo di mirto dalla costa che ci inebria, costeggiamo Itaka ed entriamo a 6 nodi in una baia nella baia, splendida porta di Vathy, la capitale, ripassiamo la reminescenza di leggende e canti omerici, come davanti ad uno schermo ci immaginiamo le avventure dell’errante Ulisse. Ormeggio difficile con 25 nodi di vento, ma perfettamente riuscito…eh , sì…bravo il nostro Capatano! Passeggiata d’avanscoperta e rituale bibita sorseggiata in tutta tranquillità, cenetta in barca per confermare le abili doti culinarie dell’equipaggio e le non da meno eccelse capacità di spazzolare le gavette…questa è fame, non appetito! Bello però vivere la barca anche nella preparazione dei pasti, nella comunione dei pranzetti e delle cene a bordo, scambiarsi gusti e ricette, ci sentiamo un po’ più marinai così.Itaka ci piace, la baia è incantevole, i pendii impervi sono verdi e ricchi di vegetazione, la vita scorre con una pace incredibile. Troviamo piacevole conferma di quanto siamo affiatati e tolleranti l’un l’altro, indispensabile requisito per la vita di bordo, ma risultato non sempre così scontato. Ripartiamo di buon mattino , con voglia di raggiungere la nostra meta finale, purtroppo Eolo sonnecchia ancora e dobbiamo utilizzare il motore, ma la propulsione non rimane così per molto, siamo velisti o no? E allora vai di genoa e randa, con 5 fiacchi nodi di vento, scivoliamo bolinando lentamente a 2 nodi, molto lentamente, ma quel che ci importa è godere del silenzioso andar per mare, lasciandoci cullare ed assonnare dallo sciabordio delle onde sullo scafo. Sappiamo che alla prossima meta a Zante nord-San Nicholas ci aspetta il buon Dimitri, scaltro e disponibile oste che ci rimpinzerà e coccolerà. Ormeggio facile, visto l’aiuto di Dimitri, sempre gentile, con la sorella Caterina, ci rifugiamo da loro anche per la cena, tipica greca, con moussaka-pasticcio di melanzane e stufato di carne. La luna è alta quasi in plenilunio, affascinante atmosfera che avvolge e fa risplendere la baia, dove l’acqua è così trasparente che le barche sembrano sospese nel nulla, venire a vedere per credere! Qui di fronte c’è l’isolotto con i ruderi di un monastero, proprietà del Vaticano, sulla costa a sinistra un susseguirsi di baie e grotte, entri da una ed esci dall’altra, mulini a vento restaurati e abitabili per i vacanzieri, discese a mare con scalinate di pietra e incredibili basi per tuffi, da cui in notturna e in stagione ci si lancia per nuotate spettacolari in un luccichio di plancton fotoluminoso, che al contatto accende l’acqua di mille scintillii. Sulla destra la costa prosegue con promontori e baietta da sogno, con taverne arroccate sugli scogli, a Micronisi la nostra preferita, quella sotto la vecchia torre di guardia veneziana, poi la spiaggia Xigia, con la sua bianca fonte di acqua solfurea, a seguire le spiaggie e la città capitale, Zacinto, con il castello e la strada che sale panoramica. Risveglio e preparativi siga siga, con tranquillità, visto che oramai abbiamo assorbito i ritmi greci, partenza alle ore 10.00, convinti di aver calma di vento, ma ci ritroviamo a faticare a motore per doppiare il capo Skinari a nord dell’isola, poi subito a bolinare con un mare forza 5/6, onde al mascone e vento NW a 25 nodi, raffiche a 30 e anemometro che balza vertiginosamente a 35!…ma non era un tenue NW con 5 miseri nodi? ahi ahi al meteo! Lungo e lento l’arrancare per raggiungere il lato ovest di Zante e poi discenderlo a sud, poi onda al giardinetto, anche se siamo di poppa e riusciamo anche a sfoderare una farfalla( andatura di poppa con vele aperte in opposta l’una all’altra, come le ali di una farfalla), con randa e fiocco ridotti, visto che il vento rimane a 30 nodi con raffiche a 35! ma che spettacolo le candide scogliere a picco, le grotte dove scorgiamo un blu d’acqua caraibico, la rinomata spiaggia del relitto, una delle foto da cartolina più famose della Grecia. Ci teniamo al largo di Karakonisi, l’isolotto col buco, un arco naturale creato dal vento e dal mare, costeggiamo i faraglioni, sembrano quelli di Capri, vediamo sventolare la bandierona del faro di Keriu, la più grande greca al mondo, perfino iscritta nel Guinnes dei primati, vediamo tutte le paradisiache baie con l’acqua color zaffiro, le spiaggiette nascoste e le rinomate grotte blu, dove da cinque estati Velare si solazza, incrociamo la barca del DivingCenter Turtle Beach dei nostri amici, che è il più bello dell’isola e uno dei più rinomati della Grecia, ci salutiamo a distanza con segnali acustici e visibili( strombazzate da stadio e sbracciate), manovriamo le vele per virare intorno a Capo Marathya, affianchiamo l’isolotto di Maratonisi, Parco naturale protetto dal WWF per la presenza delle tartarughe Caretta e delle foche Monaca, passiamo sopra la surgiva di pece, conosciuta fin dai Romani, narrata anche da Plinio, utilizzata dai Veneziani per la calafatura delle navi, arriviamo al nostro gavitello( boa con cui lasciamo la barca ferma in quel punto, legata ad un peso sul fondo del mare , detto corpo morto) e non riusciamo a prenderlo al volo a vela…troppo vento, ma con un po’ di motore ci ormeggiamo: siam a casa! Subito ci tuffiamo per un bagno ristoratore, in un’ acqua trasparente, che riflette il colore smeraldo della selva intorno, la baia di LimniKeriu a Zante, eh sì..è la nostra residenza estiva.Pochi minuti per gonfiare il tender, il gommone con cui raggiungiamo terra, da subito iniziamo a salutare gli amici greci, ogni anno è una festa continua già dal primo giorno, che prosegue tra risate quotidiane fino a settembre; tante volte diciamo che il mare e l’isola di Zacinto sono spettacolari, ma ciò che ti fa innamorare di questa terra è la sua gente, la cortesia, la simpatia e la semplicità, da cinque anni siamo ospiti in una baia meravigliosa, ma dal primo giorno ci siamo sentiti a casa, perché la sacralità della filoxenia, l’ospitalità, è davvero notevole. Qui ti accoglie una sensazione di sentirti in famiglia, naturalmente con la semplicità ruspante di un’isola che è rimasta genuina e agreste, non è un villaggio turistico modaiolo in bellissimo stile stereotipato greco, ma è per chi ha voglia di conoscere e apprezzare l’antica ruralità originale, rimasta intatta anche per la scarsità di collegamenti con l’esterno, per i pochi voli aerei e traghetti. Che sia per questo che tartarughe e foche qui sono rimaste? Di sicuro è il motivo principale per cui Velare torna e ci trascorre l’estate.Troviamo il nostro Timotheos, detto Timo, proprietario del DivingCenter, che abbiamo incrociato e salutato già al volo in arrivo, con gli istruttori sub Sabine e Stephan, troviamo Niko e Tzanethos, proprietari delle due taverne principali di LimniKeriu, con le pietanze più gustose e saporite, abbracciamo Madina e Dionisya, le cugine di Timo, le mamme, le figlie, le nonne e via…praticamente per la prima ora siamo impegnati a baciare e abbracciare mezzo paese, raccontando da quanto siamo per mare, come era Venezia, quanto resteremo, quanto bello è essere di nuovo qui… ci arriva il primo frappè in omaggio( bibita che non esiste in Italia, è un bicchierone di nescaffè frullato con ghiaccio e acqua o latte, zuccherato a scelta, molto dissetante) , poi la prima birra fresca, poi uno spuntino, calamari fritti e giros (il loro kebab), giusto per darci il benvenuto.Trascorriamo la giornata a a ridere, mangiucchiare e ciondolare da un angolo all’altro del villaggio, facendo aggiornamento di notizie e presentazioni per i membri dell’equipaggio che non erano mai stati qui, poi cena da Tzaneto, con prolusione di gusti e sapori locali…carni grigliate e salsette varie, quantità per le porzioni …pantagrueliche! Decisamente in Grecia non si viene per stare a dieta! I sapori sono tipici mediterranei, olio extravergine, pomodori, origano, carne e pesce grigliati, finiamo con fette di limone e un ouzo, uso ed abuso di ouzo, digestivo.Raggiungiamo il tenderino, il gommone che per le dimensioni (dell’equipaggio, non del tender), ci costringe a suddividerci per il rientro in barca in più corse, saliamo a bordo e non disdegniamo l’ultimissimo bicchiere centellinato in pozzetto sotto la luce della luna piena, prima di andare a nanna.Risveglio siga siga, tuffo e bagnetto nelle acque della nostra piscina personale, colazione e lento rivestirsi, poi di nuovo i viaggi in tender per tornare al paesello, ecco di nuovo i saluti e gli abbracci scherzosi, ancora una giornata di relax, ci riempiamo lo sguardo: il paesaggio della baia con un mare incantevole e l’isolotto di Maratonisi. Acquisti di souvenir e di ricambi per la barca, poi di nuovo raduno della ciurma Piccoli Belli e aperitivo, cena da Niko, qui …esageriamo! le portate sembrano non finire mai, le quantità sono terribili, ma deliziose. Abbuffata da ultimo giorno, dai, ci sta. Riusciamo anche ad affrontare lunghi discorsi con il maturo Niko, che ci parla in greco e nessuno di noi conosce questa lingua, ma non si sa come , riesce a farsi capire!a dire la verità è probabile che siano i fiumi di birra e ouzo e tintura( digestivo dolce alla cannella), che ci rendono poliglotti… Rientriamo su Piccola Bella, con difficoltà, ci trasciniamo nelle cuccette e sprofondiamo in un sonno da rinascita. Al mattino colazione insieme, poi i Piccoli Belli si dividono, Mariano e Athos decidono per una visita alla città capitale Zacinto, Dino e Davide per una gita coi barchini a motore per cercare le tartarughe, il Capatano si dedica alle pulizie della Piccola Bella, per il nuovo arrivo del pomeriggio. Infatti arriveranno i nuovi ospiti e Velare li accoglie sempre con il piccolo guscio di noce ripulito e riassettato, inevitabile dopo 15 giorni di trasferimento così, con ‘sti marinai veraci a briglie sciolte! Evitiamo i saluti finali, a Zante restera’ solo Capatano mentre l’equipaggio rientrera’ in aereo in Italia, forse perché l’alchimia creatasi tra noi è tale che non ci sembra ancora possibile non rivederci tra poco a bordo, infatti sappiamo che ci sarà un proseguo, ancora un’altra veleggiata insieme…molto cefalonica!Siam arrivati a fine trasferimento, dopo un’avventura spettacolare, cresciuti e arricchiti moralmente e sportivamente, abbiamo imparato tanto a veleggiare, ma moltissimo a vivere, con poco e di poco, ma che sapore ha tutto questo!Un grazie al nostro Capatano, che burbamente trasmette l’amore per il Mare, al nostro buon Mariano, memoria storica e colto intrattenitore, al riservato Athos, che sa sorprendere con la sua eccentrica sagacia, allo sportivissimo Davide, che sa essere omnipresente e efficace, all’ilare Dino, che mentre ci allieta risolve ogni situazione. Buon vento!