
Anche le navi, le piattaforme petrolifere e le industrie fanno la loro parte scaricando in mare metalli pesanti come cromo, cadmio, arsenico e piombo che sono estremamente tossici e pericolosi sia per l’uomo che per le specie marine e non sono degradabili.
A renderli ancora più pericolosi è il fatto che possono arrivare all’uomo attraverso il consumo di pesci e animali d’allevamento.
Anche l’allevamento intensivo inquina terra, acqua e aria e genera innumerevoli altri danni: deforestazione, perdita di biodiversità, impoverimento degli oceani e innalzamento delle temperature.
Queste sono alcune delle tematiche che hanno interessato l’opera di Federico Soffiato.
Giovane appassionato professore di scultura nel padovano Federico ha pensato di utilizzare l’iconografia della figura della Madonna per sensibilizzare la popolazione europea sull’allevamento intensivo e le acque inquinate.
Figura trasversale in tutte le religioni è simbolo cristiano, religione mainstream dell’Occidente, padre del consumismo cristiano.
Soffiato ho portato l’attenzione sull’allevamento intensivo creando la “Madonna della Sana Convivenza“ un imponente statua di 3 m in PLA (acido polilattico – materiale derivato dal mais completamente biodegradabile-) della Vergine in piedi mentre allarga il proprio mantello per accogliervi, al di sotto, non i fedeli, ma gli animali vittime di allevamento intensivo come maiali, mucche e salmoni.
La “Madonna della Sana Convivenza“ verrà trainata su un carello da un’automobile e partendo da Roma farà tappa in diversi Paesi europei per recarvi il suo grido di dolore e il suo misericordioso messaggio di amore per gli animali, catturare gli sguardi dei curiosi, farà parlare di sé su blog e carta stampata, si lascerà fotografare e commentare sui social. Una staffetta di personalità dello spettacolo, scienza, politica e arte ospiti nell’automobile durante il viaggio saranno ripresi in live streaming durante le loro discussioni sulla materia, si daranno il cambio ad ogni tappa del viaggio.
La campagna inizia oggi sul canale Instagram Federico Soffiato con una raccolta fondi su www.madonnadellasanaconvivenza.org
Il progetto non si ferma qui.
Federico ha già pensato e realizzato quello per il 2026 che andrà a sensibilizzare il problema dell’acqua inquinata con l’immagine de “La Madonna dell’Acqua Lurida“.
Anche questa una statua in PLA, alta 3 m, ma che abbraccia un Gesù Bambina al quale tappa il nasino.
In questo periodo storico caratterizzato dalle emergenze climatiche, l’acqua viene trattata da Federico come una risorsa vitale, creativa e creatrice. L’obiettivo della scultura è proporre con il linguaggio dell’arte una discussione sullo stato di salute dell’acqua e di tutto ciò che questo comporta da un punto di vista ambientale, sociale e scientifico, non in ottica locale, ma internazionale e multiculturale. Trainata da Moana60, la Madonna partirà dall’iconico porto Marghera, una delle più grandi zone industriali costiere d’Europa, per attraversare il canale della Giudecca, lasciarsi Venezia alle spalle e navigando sotto costa farà tappa in diversi porti dell’Adriatico e alla fine del suo viaggio arriverà al porto di Taranto proprio dove gli scarichi delle acciaierie dell’ILVA hanno ferito a morte l’ambiente.
Registrato e documentato sui social, questa performance è un’azione cinematografica per denunciare l’inquinamento delle acque e il surriscaldamento globale.
Un’azione cinematografica e video-poetica che attraverso un linguaggio di osservazione racconta un viaggio che pone quesiti.
All’interno di questo medio-metraggio si ascolteranno tutti quei volti e quelle voci di coloro che vivono la costa e che vedono il passaggio dell’opera: a ragazzini, commercianti, bagnanti e bagnini , pescatori gelatai e venditori ambulanti dagli accenti e dai dialetti più svariati verrà chiesto: cosa rappresenta per te?, perché tappa il naso al bambino?, qual è il destino delle nostre acque?.
L’intenzione di questi commenti è dare un tono popolare al tema, raccontare la denuncia e il “dramma” con il sapore di commedia nera attraverso, anche, una povertà di linguaggio, non di pensiero.
SABRINA GARBIN
